A.C. 2994-B
Grazie Presidente, ho ascoltato anch'io molto volentieri. Mi consenta una piccolissima digressione un po’ data da una deformazione professionale, perché, mai come oggi e come in questi ultimi giorni, mi è tornato alla mente un romanzo a me molto caro di Agota Kristof, Trilogia della città di k, che è un romanzo strano, anche molto inquietante, se vogliamo, è un romanzo che mescola la realtà ad un altro piano, perché la storia viene ripetuta più volte da diversi punti di vista e la realtà si mescola con una menzogna, con un'alterazione dei fatti. Ecco perché mi è venuto in mente questo romanzo, perché è un po’ il romanzo della «buona scuola» che abbiamo vissuto, perché ha un testo chiaro, preciso, definito, uscito dalla VII Commissione qui alla Camera, discusso, rielaborato, passato al Senato, rielaborato attraverso un maxiemendamento e ritornato alla Camera. Ecco, nonostante parole scritte, parole reali, abbiamo assistito, anche oggi, a una mistificazione di queste parole; vi abbiamo assistito qui, attraverso le bugie che sono state dette e vi abbiamo assistito, l'abbiamo vista anche in altri luoghi – in altri luoghi ci sta, la piazza è giusto che proceda per slogan, è giusto che porti avanti le proprie battaglie –, in un'Aula di Parlamento, però, noi ci aspettiamo che il confronto avvenga sulla verità, pensando che nessuno la detenga.
Io non vorrei sentirmi portatrice assoluta della verità, sono qui anche per imparare, attraverso il confronto, ma ci siamo anche resi conto che il confronto a cui siamo stati sottoposti è un confronto che è stato basato solo sulla menzogna, che ha portato, appunto, a un'altra narrazione della «buona scuola».
Menzogna è quella del presidio sceriffo, bello lo slogan, peccato che nella «buona scuola» non ci sia, ci sia proprio il contrario, per noi è il leader educativo, per noi è colui che si mette in gioco insieme alla sua squadra, perché finalmente può farla funzionare, perché finalmente arrivano le risorse per l'autonomia; per noi il dirigente scolastico è il capitano di una squadra e insieme alla squadra gioca la stessa partita per fare il bene della propria scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Menzogna è quella della chiamata diretta, noi non assistiamo a nessuna chiamata diretta; oggi i docenti di ruolo vengono assegnati dal preside alla classe, d'ora in avanti, con la «buona scuola» i docenti di ruolo vengono assegnati dal dirigente scolastico alla scuola, non stiamo togliendo diritti a nessuno, non è chiamata diretta e nessuno si prenda delle paternità o maternità che qui dentro non ci sono assolutamente, anzi, attraverso la scelta degli insegnanti, questa assegnazione, i nostri ragazzi avranno la possibilità di fare anche dei percorsi alternativi più qualificati.
Menzogna è quella della valutazione dei docenti; all'interno della «buona scuola», lo diciamo una volta per tutte, anche con un certo rammarico, la valutazione non c’è e la scuola italiana ha, invece, bisogno di una valutazione sul livello nazionale che arriverà, sarà un prossimo step, perché non abbiamo assolutamente intenzione di fermarci, ma c’è il comitato di valutazione, come esisteva già prima. Noi abbiamo semplicemente dato la possibilità agli studenti e ai genitori di poterne prendere parte, non per chiedere che scrivano sulla lavagna i buoni e cattivi, i bravi docenti o i cattivi docenti, ma perché avevamo voglia e necessità – la sentivamo, partiva da loro – che, per il fatto di poter valorizzare meglio la figura del docente – visto che lo Stato metterà a disposizione delle scuole 200 milioni di euro in questa direzione –, anche i ragazzi e anche i genitori potessero esprimere la loro opinione nella stesura di questi criteri. Quindi, non c’è nessuna valutazione.
Menzogna è quella di una scuola governativa, una scuola che il Governo Renzi vorrebbe suddita del Governo Renzi; noi stiamo, invece, attuando un'operazione completamente diversa, liberiamo finalmente le scuole, le rendiamo autonome e aumentiamo proprio quegli spazi di collegialità che per noi sono importanti.
Potenziamo il consiglio di istituto; riconosciamo il valore supremo del collegio docenti; riconosciamo la valenza educativa e didattica del collegio docenti e lo ribadiamo più volte.
Menzogna, poi, quella di questi albi territoriali, che vengono descritti come dei gironi infernali all'interno dei quali i docenti entrano ed escono assunti e licenziati: non è così ! L'albo territoriale è propedeutico a quello che consentirà finalmente alle scuole di lavorare in rete, di fare lo scambio di energie e di risorse, lo scambio di progetti e consentirà proprio quei progetti che sono fondamentali anche per la lotta alla dispersione scolastica, sulla quale noi abbiamo ancora tanto da fare.
Menzogna è quella che citava prima la collega Meloni, quella dei licenziamenti di massa. Di fronte a più di 100 mila assunzioni subito e a 60 mila a partire dal prossimo anno, qualcuno ha il coraggio di dire che stiamo assistendo ai licenziamenti di massa ! Noi stiamo facendo il più grande piano di assunzione nella scuola che questo Stato ricordi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
Menzogna è quella dell'attentato alla Costituzione, che qui viene sventolata, utilizzata proprio a uso e costume. Noi abbiamo assolutamente rispetto della Costituzione, di tutti gli articoli, anche di quello che dice che nello Stato si entra attraverso concorso, se si vuole insegnare e diventare docente di ruolo Menzogna quella della teoria del gender. Menzogna quella della teoria del gender: noi diciamo che siamo per la lotta contro tutte le discriminazioni. Fatevene una ragione: il gender non c’è, ma la lotta alle discriminazioni tutte, sì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
Perché tutto questo elenco di menzogne ? Per un semplice motivo: avete paura. Avete paura del cambiamento e avete paura della scuola dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dovevate dirlo subito ! Dovevate dire: noi siamo per la scuola delle circolari; noi siamo per la scuola del grembiulino ! Voi volete quella scuola, noi diciamo «no» ! Noi siamo per la scuola autonoma, libera, forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
Questa è la «buona scuola». La «buona scuola» è la scuola dei «più»: più risorse, 4 miliardi di euro (leggetevi la legge di stabilità); raddoppio del Fondo del funzionamento degli istituti, che significa, per intenderci, che ci saranno i soldi per la carta igienica. Se ve lo dobbiamo spiegare in un altro modo, vi facciamo lo schemino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Più continuità didattica con un'offerta formativa più efficiente, flessibile, aggiornata. Più insegnanti, più competenze: mettiamo 90 milioni di euro per la didattica innovativa. Mettiamo i soldi per far funzionare i laboratori, ma mettiamo i soldi per formare gli insegnanti a questa didattica. La rivoluzione è completa.
Più autonomia, abbiamo detto, più reti, più contaminazione delle buone pratiche; più merito, perché gli insegnanti, nei quali noi crediamo, riceveranno, per il loro aggiornamento, 40 milioni di euro per una formazione continua. Ogni anno i docenti riceveranno 500 euro per la «carta insegnanti» e si potranno formare come vorranno. Duecento milioni di euro – l'abbiamo detto prima – per la valorizzazione delle professionalità.
Più sicurezza. Mi dispiace, collega Palmieri, lei prima diceva che utilizziamo i fondi che sono già stati stanziati dal Governo Berlusconi: il problema dell'edilizia scolastica – lei lo sa meglio di me – non è la questione dei fondi, è che questi fondi non sono mai stati utilizzati, sono stati sparsi tra Ministeri, che se li sono contesi. Noi finalmente, con una norma all'interno della «buona scuola», li raccogliamo tutti e da lì partiamo con un piano che è funzionale e strutturale. Il lavoro da fare sull'edilizia scolastica è tanto: facciamolo insieme, a partire da quei 40 milioni di euro per i controsoffitti e il monitoraggio.
Potrei dire «più futuro», per l'alternanza scuola e lavoro. Ieri, però, nel bel mezzo di questo racconto falsato, una verità è stata detta, quella che il Partito Democratico ha conosciuto i fischi della piazza. Li ha conosciuti perché il Partito Democratico non ha paura delle piazze, ci va, ne ha rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ci va anche quando sa che la piazza è contro, perché ci va per lo scambio, ci va per il confronto, ci va per trovare delle soluzioni che possono essere accettabili, sempre nel rispetto. Ed è per il rispetto che noi diciamo che, oggi, questa giornata, per noi è così importante perché la «buona scuola» diventa legge.
Diciamo anche che la legge, fortunatamente, non è qualcosa che rimane solo sulla carta, ma trova il suo corpo, la sua anima, in chi questa legge sarà chiamato ad applicarla e, siccome questa legge sarà applicata dai dirigenti e dai docenti, noi ne abbiamo piena fiducia.